Torre del Greco. Affare Bayres: cinque anni di reclusione al "prestanome" dei fratelli Angelo e Pasquale Della Gatta. E' la condanna inflitta dai giudici a Dante Di Francescantonio, imprenditore veneto finito alla sbarra con l'accusa di ricettazione, ma condannato invece per concorso in bancarotta fraudolenta.

Secondo l'accusa, sostenuta dal pm della Procura di Torre Annunziata, Sergio Raimondi, l'imprenditore veneto di Somma Campagna (Verona) era la "testa di legno" dei fratelli armatori della Deiulemar. Angelo e Pasquale Della Gatta ora collaborano con la giustizia. Anche per questo motivo, entrambi hanno ottenuto il patteggiamento di una condanna a 2 anni.

Dante Di Francescantonio era finito a processo perchè secondo le indagini - avviate per risalire ai fondi occulti della Deiulemar - avrebbe gestito di fatto circa mezzo milione di euro in contanti: fondi che i Della Gatta gli avevano consegnato in una valigetta. Al termine del processo, però, i giudici hanno riqualificato le accuse, riconoscendo l'imprenditore colpevole di concorso in bancarotta fraudolenta.

Nel novembre 2014, Di Francescantonio avrebbe incassato i contanti da reinvestire. Per i giudici era consapevole che si trattasse di fondi che i fratelli Della Gatta non avrebbero potuto movimentare, perchè falliti insieme alla società di fatto. Il nome di Di Francescantonio era "spuntato" durante le indagini condotte dalla guardia di finanza alla ricerca dei fondi distratti alla curatela fallimentare della Deiulemar Compagnia di Navigazione.

Tutto ruotava attorno al cosiddetto affare Bayres: cinque società immobiliari, con sede fittizia nel Salernitano, ma gestite da altre società estere riferibili a Di Francescantonio. I fratelli Della Gatta risalirono al nome dell'imprenditore veneto grazie al ragioniere Amedeo Malet. Anche il ragionere, poi passato a collaborare con gli inquirenti, ha patteggiato una condanna a due anni di reclusione.

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