Ho iniziato questo percorso con alcuni amici un anno e mezzo fa, nonostante la loro contrarietà per la situazione di disagio che si vive in città. Ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo iniziato a mettere insieme una squadra di professionisti che potrebbe accompagnare il reale cambiamento. Inizia così l’intervista con il chirurgo e professore universitario Carmine Alfano, candidato con i partiti centristi alle primarie di coalizione del centrosinistra del 26 febbraio prossimo. Sfiderà al voto il consigliere Pd Enzo Ascione.

Una vita vissuta tra studio, ricerca e scienza, quella di Alfano, nato a Boscotrecase nell’aprile del 1959. Oggi è professore ordinario all’Università degli studi di Perugia e direttore di chirurgia plastica e ricostruttiva nell’azienda ospedaliera nel capoluogo della regione Umbria. Ha lavorato anche per l’Università di Roma, “La Sapienza”, e quella di Sassari ma tutta la prima parte della sua formazione è avvenuta a Napoli alla Federico II. Quindi in America, nel Minnesota ed a New York, poi di nuovo negli atenei italiani. In 30 anni vanta numerose partecipazioni a congressi nazionali ed internazionali come presidente, moderatore e relatore. Oltre all’attività didattica e di ricerca, è autore di 200 lavori scientifici.

Perché la scelta di candidarsi, rispetto alla sua carriera universitaria?

“Potrei dirle, com’è vero, che pur essendo andato via nel 1989, non è passata settimana in cui non sono tornato a Torre. È la città che amo ed alla quale sono legato da affetti. Ma mi fa rabbia che il potenziale di questa terra non sia valorizzato. Questa è la sfida che mi sono posto e che intendo vincere”.

Il leitmotiv di questi giorni e settimane è uno: continuità e discontinuità. In che modo si propone ai cittadini?

“Già nei giorni scorsi, in conferenza stampa (qui l’articolo), ho detto che non avrei parlato delle passate amministrazioni. Per il lavoro che faccio, io ascolto tanto e la voce più ricorrente che mi è giunta dalle persone è quella della sofferenza, della scarsa felicità rispetto alla produttività della politica. Credo che quest’ultima sia chiamata a realizzare le idee, a dare qualcosa di nuovo. Ma occorre farlo con una squadra. Per formazione e lavoro non sono abituato ad un uomo solo al comando”.

Detta così, appare la situazione sembra tutt’altro che rosea. Solo criticità o anche punti di forza?

“Di sicuro i tanti con i quali ho parlato vogliono possibilità di riscatto. Non è possibile che la città stia in prima pagina solo per la cronaca nera. Bisogna ricominciare dal mare, puntare seriamente sul turismo attraverso la fascia di costa e gli scavi. Abbiamo una villa imperiale unica nel suo genere, dovrebbe essere conosciuta nel mondo e visitata da tutti”.

Quindi come si articolerà il suo programma nel medio e lungo periodo? E quali solo le azioni da mettere in campo nell’immediato?

“Così come faccio in sala operatoria, anche da candidato mi sto confrontando con tutti per i progetti sui quali insistere. Di certo la città ha necessità, mi lasci passare il termine, di un lifting prima urbanistico. Non è possibile presentare a due immagini a tratti antitetiche: quella di Torre nord rispetto ai quartieri ed alle periferie. I cittadini hanno il diritto di vivere bene indipendentemente da dove abitano. Poi, come mi insegnò un vecchio maestro, per avere alcune piante occorre gettare tanti semi. Con pochi si rischia di non averne affatto”.

Come sta convincendo le persone al voto di domenica prossima, superando sia lo scetticismo che l’antipolitica?

“Non facendo promesse ma prendendo impegni per il futuro. Il nostro obbligo rispetto agli elettori sarà realizzare i progetti che anche loro ci diranno di mettere in campo. Il mio impegno sarà quello di un confronto permanente con i cittadini e la città per programmare le attività di sviluppo”.


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