´Associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al narcotraffico´. Il tribunale di Napoli, accogliendo la tesi sostenuta dai magistrati della DDA partenopea, ha condannato a 20 anni Vincenzo Scarpa, alias o´ dottore, e suo nipote Francesco, ritenuti dai giudici i "promotori di una vasta organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti".
Questo l´esito della sentenza di primo grado emessa ieri a conclusione del processo ´Hama´l´. Processo partito da lontano; da quella notte di Pasqua del 2012 quando, ancora in piena fase investigativa, il Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) della GdF sequestrò 60 chili di cocaina purissima, nascosta in vasetti di maionese e trasportata in Italia, dalla Spagna, a bordo di un autoarticolato intestato ad una ditta di trasporti del salernitano poi sottoposta a sequestro. Un carico da 6 milioni di euro. Torre Annunziata e Boscoreale, le basi operative prescelte dal sodalizio criminale.
La pericolosità della ramificata organizzazione fu subito evidente agli inquirenti che, in appena sei mesi di indagini, sequestrarono oltre 110 Kg ´di polvere bianca´ destinata a rifornire le piazze di spaccio del Vesuviano. Un capillare sistema operativo operante su scala internazionale che nulla lasciava al caso. Dall´occultamento singolare della droga, fino alla sua successiva distribuzione. Tutto era curato nei minimi dettagli, sfruttando la compiacenza di una folta schiera di gregari alle dipendenze de ´o´ dottore´; arrestato all´Aeroporto di Fiumicino mentre, munito di un falso documento d´identità, cercava di imbarcarsi destinazione Madrid: da qui, secondo l´accusa, Vincenzo Scarpa dirigeva il traffico degli stupefacenti. Un´attività che, da oggi, pagherà con una condanna a 20 anni.

Salvatore Piro