Detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Ma non solo. C´è molto altro nelle indagini, coordinate dalla DDA di Napoli, che inchiodano gli 8 arrestati all´esito del blitz messo a segno, ieri, dalla Polizia di Torre Annunziata. Intensa l´attività degli inquirenti. Trasfusa in 27 pagine di ordinanza fitte e ricche di particolari. Particolari emergenti soprattutto dalle intercettazioni ambientali, effettuate durante i colloqui familiari in carcere. Colloqui che svelano retroscena e modalità dei conflitti a fuoco tra clan rivali. L´intento è unico: intimidire l´avversario, dimostrando così la propria supremazia criminale sul territorio. Per riuscirvi, i "Gionta" e i "Gallo-Cavalieri" utilizzano la stessa tecnica. Ad intimorire i rivali sono loro: le ´giovani leve´ della camorra oplontina. ´Leve´ mandate in territorio nemico a studiare e ad esplorare. Rigorosamente munite di "biaffe" cariche e pronte ad esplodere colpi. Colpi che spesso non vanno a segno, ma servono comunque. Quantomeno da monito, segnale ed avvertimento. Come quello solo schivato dal giovane figlio di Alessandro D´Acunzo, affiliato quest´ultimo ai Gionta e gestore, secondo gli investigatori, della piazza di spaccio di ´Largo Pescatori´. Dell´organizzazione dell´aggressione armata, del 16 febbraio 2013, dovrà rispondere Nicola Malvone, affiliato invece alla frangia dei ´Piselli´, attiva nel ´Penniniello´. Il figlio di D´Acunzo, nell´occasione, si salvò riparandosi dietro un´auto. La sparatoria, secondo il GIP del Tribunale di Napoli, non fu casuale. Costituiva invece l´ennesima risposta alle continue provocazioni effettuate in territorio nemico. Quelle che i rampolli delle famiglie in conflitto si allenano a compiere. Ogni giorno. Coi caschi neri a coprire il volto e gli spari che entrano fin dentro le finestre delle case; siano esse del ´Penniniello´ o di ´Palazzo Fienga´. Non importa. Necessario è solo che la faida continui. Per farlo servono loro. Le giovani leve che crescono. Esplorando il territorio nemico.

Salvatore Piro