Torna a far parlare di se il sostituto commissario Antonio Troiano, il "poliziotto anticamorra", destinatario di un provvedimento di trasferimento dopo oltre venti anni passati al commissariato di polizia di Torre Annunziata. Questa volta lo fa con una missiva indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

“On. Presidente, mi spiace recarLe fastidio, ma da qualche mese la mia vita ha subito mortificazioni che rasentano la demotivazione”, inizia così la lettera di Troiano che, racconta la sua storia personale al Presidente Napolitano. “Sono entrato nella Polizia di Stato nel gennaio 1993, prima ero nel Corpo Forestale dello Stato ed ancor prima sono stato ufficiale di complemento dell’Esercito. Dal 1996 sono in servizio al Commissariato di Torre Annunziata e rivesto il grado di ispettore superiore s.u.p.s. - sostituto commissario e da diversi anni ho l’incarico di responsabile della sezione informativa”.

A Troiano, alcuni mesi fa, gli è stato notificato dapprima un trasferimento interno ad altro ufficio, poi un trasferimento ad altra sede, a Giugliano. Da allora anche la cittadinanza torrese si è mossa per far sentire la propria voce, attraverso una raccolta firme e partecipando ad un sit-in fuori al commissariato.

Tra i dati che balzano agli occhi della carriera del sostituto commissario ci sono, senza dubbio, le ottime valutazioni che ha ricevuto, specialmente nell’ultimo quinquennio che sono state il massimo: 60+2.
Meno di un anno fa anche l’encomio del Questore di Napoli, Luigi Merolla, che gli scriveva: “ho appreso tramite missiva del Coordinatore della Commissione di indagine presso il Comune di Torre Annunziata, dell’assistenza fornitagli e della disponibilità assicuratagli dalla S.V. durante la fase istruttoria e la stesura della relazione con l’indispensabile supporto investigativo ed informativo. Nella circostanza evidenziando spirito d’iniziativa e senso di abnegazione, si prodigava con tempismo e solerzia, denotando ottime capacità. Per quanto sopra esposto e per la positiva immagine che tale operato ha contribuito a fornire all’Amministrazione della P.S., Le formulo il mio più vivo compiacimento”.

Secondo quanto racconta il poliziotto, già nella primavera 2013, durante la commissione d’accesso al comune, aveva già avuto “i primi sentori di un clima fastidioso e diffamatorio, quando più persone degne di fede mi hanno riferito delle minacce di alcuni politici di far trasferire me ed il mio assistente, colpevoli di essere troppo zelanti e di stare intralciando i loro interessi”.

La lettera si chiude con un appello a Napolitano: “On. Presidente, Le domando di intervenire non solo per me, ma ancora di più per i miei quattro figli, per consentire loro di continuare a credere nello Stato. Solo Lei con il Suo autorevole intervento potrebbe restituirci speranza e fiducia nelle Istituzioni Democratiche”.


Raffaele Perrotta