Nella giornata di lunedì 27 febbraio 2017 sono partiti dall’aeroporto partenopeo di Capodichino, per fare definitivo ritorno in Olanda, i due quadri di Vincent Van Gogh trafugati nel dicembre 2002 dal “Van Gogh Museum” di Amsterdam e ritrovati, nel settembre scorso, dai finanzieri del Comando Provinciale di Napoli durante un’operazione anti-camorra.

Era un mattino del freddo inverno olandese quando alcune persone, poco prima delle ore 8 di sabato 7 dicembre 2002, calandosi dal tetto della pinacoteca, penetrarono nella sala ove i quadri erano custoditi e li staccarono dalle pareti, facendone perdere le tracce per quasi 14 anni.

L’impressione che il vile furto destò nei Paesi Bassi fu enorme per l’efferatezza di un’azione che andava a colpire un segno della loro stessa identità nazionale e non pochi furono gli interrogativi che ne seguirono in un Paese che, forse per la prima volta, si trovava a fare i conti con la capacità criminale e la tracotanza della malavita organizzata che si impossessò delle opere.

I quadri in questione, di inestimabile valore artistico, oltre che patrimoniale, sono “La chiesa riformata di Nuemen” (1884) e “Vista dalla spiaggia di Scheveningen” (1882); opere che gli esperti giudicano fondamentali per la comprensione della prima stagione pittorica del grande Maestro olandese e che la F.B.I. statunitense aveva persino inserito tra le Top ten art crimes (una speciale lista di opere d’arte ricercate in tutto il mondo).

Ricordando la competenza e l’importantissimo lavoro dell’Arma dei Carabinieri in materia di tutela del patrimonio artistico, il Generale Toschi ha però tenuto a sottolineare che il contrasto alla criminalità organizzata non può prescindere da azioni che mirino a colpirne gli interessi economici e finanziari, proprio per sottrarre ai “mafiosi” quella “linfa vitale” rappresentata dalle loro disponibilità patrimoniali. Eloquenti, al riguardo, furono le parole pronunciate dallo stesso Comandante Generale della GdF lo scorso 6 febbraio durante la cerimonia di riconsegna dei dipinti, avvenuta al Museo di Capodimonte a Napoli, alla presenza dell’Ambasciatore olandese Joep Wijnands, della Magistratura partenopea e di numerose altre Autorità. In quell’occasione, il Generale Toschi affermò che “le opere d’arte rappresentano sempre più un bene rifugio anche per la criminalità, che le utilizza come strumenti d’investimento, ovvero come mezzi di pagamento e di garanzia nelle transazioni fra organizzazioni delinquenziali”.

Le direttive impartite dalla massima carica del Corpo in materia di contrasto alla criminalità organizzata, infatti, parlano di percorsi investigativi orientati a colpire le grandi organizzazioni delinquenziali proprio sul versante patrimoniale, non trascurando, quindi, alcuna traccia di ricchezza, sino a mirare le indagini sui “beni-rifugio”, spesso costituiti da opere d’arte e reperti archeologici di elevatissimo valore; come del resto aveva fatto il clan degli “Amato-Pagano”, nelle cui mani i dipinti erano finiti e che proprio con i due “Van Gogh” poteva dimostrare ai cartelli sudamericani dei narcos quali tangibili certezze potesse arrivare a offrire a garanzia degli affari legati al traffico internazionale della droga.

La riconoscenza dimostrata dalle Autorità olandesi per l’eccezionale operazione della Guardia di Finanza e della Magistratura italiana, oltre che nelle parole dell’Ambasciatore Wijnands hanno trovato dimostrazione nell'ulteriore “permanenza”, a Napoli, dei quadri, che per altri 20 giorni hanno fatto bella mostra tra gli altri tesori custoditi nell’antica reggia settecentesca di Carlo di Borbone, con la promessa di poter presto ospitare altri celeberrimi quadri dello straordinario interprete dell’arte pittorica.

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