La dipendenza dal gioco d’azzardo sviscerata in tutti i suoi aspetti, da quello patologico a quello sociale. Questo il tema del convegno, organizzato dal centro ascolto “Momenti difficili”, concretizzatosi, ieri sera, presso il salone parrocchiale di via Giovanni Della Rocca a Boscoreale. Una tematica quanto mai attuale portata all’attenzione del pubblico che ha riempito il salone. Un vero e proprio viaggio tra i meccanismi di pensiero e comportamentali del giocatore, i centri anatomici in cui si colloca la dipendenza, i dati statistici sull’incidenza del problema e le dinamiche connesse alla diffusione del gioco sul Web. Il centro ascolto “Momenti difficili”, che ha la propria sede operativa nei locali della chiesa di Santa Maria Salome, è una realtà ormai consolidata a livello territoriale che offre una mano tesa a chiunque voglia superare una propria dipendenza. Sono tanti i componenti dell’equipe che prestano il proprio servizio di volontariato. A partire da Giovanni Paduano, responsabile ed operatore, per proseguire con l’operatore Francesco Tufano, tutti gli altri volontari (Imma Carotenuto, Carmela Casale, Tiziana Chirico, Alfonso Di Leva, Anna Fattorusso, Carmela Santoro, Valentina Varriale) e i giovani Romualdo De Martino e Larissa Sorrentino. Opera portata avanti nel solco tracciato della fondatrice del centro, Tina Collaro, venuta a mancare più di un anno fa. “Tina rappresenta il nostro modello – ha spiegato Paduano, ora responsabile del centro – Proseguiamo il nostro percorso tenendo sempre presenti i suoi insegnamenti”.

Per quanto riguarda, nello specifico, la tematica del gioco d’azzardo, emerge un aspetto importante: spesso non viene percepito come un problema. “Il drogato – spiega Alfonso, uno dei volontari, operando un confronto con la tossicodipendenza – lo fa di nascosto, mentre il giocatore d’azzardo opera in maniera più palese. È più accettabile essere un giocatore d’azzardo che un drogato e questo è un fattore che spiega perché le richieste d’aiuto in relazione alla problematica siano diminuite”.

Chi vuole essere aiutato nel superare la dipendenza (la volontà, infatti, rappresenta un presupposto indispensabile) viene seguito dai volontari secondo i dettami del cosiddetto “Progetto Uomo”. Obiettivo principale del percorso rieducativo, della durata di diciotto mesi, è quello di far sì che il dipendente ritorni ad essere il padrone della propria vita in tutti gli ambiti. Spesso, infatti, il giocatore incallito, annebbiato dall’ossessione per il gioco, compromette relazioni e progetti di vita, perdendo, di fatto, il controllo sulla propria esistenza.

Ad introdurre la serata è stata la presidente di Azione Cattolica dell’Immacolata Concezione, Carmela Rita De Rosa. Sono intervenuti, nel corso del convegno, il parroco, don Alessandro Valentino, e il vicesindaco, Angelo Costabile, ognuno portatore del proprio punto vista sulla problematica.

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