“Finalmente la Zona Franca Urbana diventa realtà, dopo più di quattro anni dalla sottoscrizione della convenzione che avvenne il 28 ottobre del 2009. Dal 7 febbraio potranno partire le domande per le agevolazioni e gli sgravi per chi investe nel centro storico di Torre Annunziata”. Inizia così, con l’entusiasmo di chi ha avuto un’importante vittoria sul campo, la lunga intervista al sindaco Starita. “Come amministrazione abbiamo avuto un’attenzione particolare riuscendo ad incassare la quota fissata dei fondi più un 30% da destinare ad iniziative specifiche come le start-up che si insedieranno nel Quadrilatero Carceri”.

Sindaco partiamo dall’inizio, quali sono i confini della ZFU e chi potrà presentare domanda?

“Tutto il centro storico della città sarà interessato dalla nuova fiscalità, da piazza Cesaro fino a via Roma. Un’area grandissima, che corrisponde anche alle zone più critiche della città, sarà coinvolta in questo progetto. Il rilancio economico permetterà anche la rigenerazione urbana: i tanti edifici distrutti o abbandonati, diventando attività produttive, saranno ristrutturati. Potranno presentare domanda i soggetti interessati a piccole iniziative imprenditoriali. Ciò vuol dire che sarà l’economia reale a muoversi e non la grande industria o le grandi aziende che rischiano di avere criticità. L’artigianato e la piccola attività produttiva sono una linfa vitale importante che se ben supportati potranno creare centinaia di posti di lavoro reali in pochi anni”.

In questo periodo la città sta vivendo delle occasioni importanti. Quali sono gli altri progetti in cantiere?

“La giunta regionale ha approvato un finanziamento di 12 milioni di euro per l’area industriale di Rovigliano che si aggiunge ai lavori per la riqualificazione del porto che comprendono l’opera di dragaggio, il completamento della bretella e la riqualificazione della Salera. Inoltre sono quasi ultimati i lavori per la costruzione del centro commerciale di via Andolfi che creerà centinaia di posti di lavoro. Adesso ci sono tutte le condizioni per dare una svolta storica alla crisi lavoro che attanaglia la città.”.

A proposito del centro commerciale, qualche giorno fa l’Espresso ha dedicato un servizio sui ritrovamenti archeologici rinvenuti proprio dove verrà l´edificio. Il periodico lo definisce “lo scandalo della Pompei 2” sostenendo che dalla Procura sia “partita la caccia ai testimoni in grado di riferire su quel tesoro sommerso e misteriosamente abbandonato tra le fauci di supermarket, fast food e negozi”. Lei cosa pensa?

“Penso che ci sia un errore di fondo nell’inchiesta giornalistica perché non sanno o forse non sono stati sufficientemente informati che la società proprietaria del centro commerciale ha speso 4,5 milioni di euro in più rispetto al progetto originale per adeguarlo alle richieste della Soprintendenza e del Ministero dei Beni Culturali. Il centro commerciale nasce con un progetto teso ad armonizzarlo con i reperti archeologici. Infatti i lavori si sono protratti per restaurare e salvaguardare con coperture in plexiglass le opere emerse. Solo dopo hanno iniziato a costruire la struttura con una sopraelevazione rispetto al piano di calpestio avendo creato degli spazi specifici di accesso, di ispezione e visita di quell’area. Del resto Roma e Napoli sono esempi lampanti di armonizzazione di ritrovamenti con la creazione di strutture o infrastrutture. L’Espresso non sa che ci sono due sentenze del Consiglio di Stato, la 365 e la 366 del 2013, che si esprimono a favore della costruzione dell’opera torrese sostenendo come rappresenti un esempio di buona amministrazione”.

Restando sugli scavi, quali sono i benefici derivanti dal Grande Progetto Pompei per la città?

“Il progetto prevede due tipi di interventi: interventi court zone, ovvero interventi all’interno dell’area archeologica, ed interventi buffer zone, cioè interventi esterni voluti dall’UNESCO per le città sedi di patrimoni dell’Umanità. Gli interventi sono finalizzati al miglioramento della qualità della vita in queste città”.

In città però non ci sono solo note positive. È di qualche giorno fa il manifesto di protesta da parte delle Officine Torresi che si sentono abbandonate dall’amministrazione.

“Le Officine sono un’azienda frazionata con una scelta che risale al 2006, in cui tutti aderirono. All’epoca non amministravamo noi la città. Ci sono difficoltà a ricollocare tutti i lavoratori ma stiamo cercando di trovare una soluzione. I tempi non li abbiamo determinati noi ma sono scelte imprenditoriali e scelte di rapporti tra le parti sociali. Imputare sempre le colpe al sindaco è sbagliato. Posso dire che è stato pubblicato il decreto per la vasca d’alaggio, un’altra opera che si va a realizzare così così come per il lido Santa Lucia. Stiamo mettendo insieme tutti i pezzi in una città che in pochi anni ha creato le condizioni di rilancio reale. In una crisi mondiale la città di Torre Annunziata ha diverse possibilità di sviluppo”.

Cosa risponde ai cittadini di Rovigliano che stavano aspettando la convocazione del consiglio comunale monotematico per discutere del Grande Progetto Sarno, nello specifico la seconda foce che insisterà sempre nel quartiere già martoriato dalla prima.

“Il consiglio comunale si terrà. Molte volte legarsi ad una data come quella che cambierà il mondo sembra una polemica sterile, una pretestuosità. Noi dobbiamo costruire un grande dibattito democratico in cui ci sia una forte concertazione e condivisione con la comunità territoriale. Questo richiede del tempo ma si sta lavorando per arrivare ad una soluzione condivisa dopo una straordinaria campagna di ascolto con i cittadini. Io credo che nessuna amministrazione su un grande progetto ha mai fatto un lavoro simile al nostro”.

Infine, tornando alle beghe di palazzo, da diversi giorni c’è un gran parlare di deleghe, tra partiti che rifiutano o accettano.

“Questa è la dialettica ordinaria. Stiamo creando un’opportunità di collaborazione su grandi temi, poi spetta ai singoli la scelta di partecipare. Ci sono valutazioni diverse tutte rispettabili”.

Raffaele Perrotta