Migrazioni archeologiche in vista. Martedì prossimo, accompagnate dalla professoressa Luisa Melillo che dirige il Laboratorio di conservazione e restauro del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il trasbordo oltreoceano di due sculture in bronzo, entrambe provenienti dagli scavi di Pompei e conservate fino ad oggi nel Museo Nazionale Archeologico di Napoli. La destinazione di entrambe è il Paul Getty Museum di Los Angeles, in California, una delle principali istituzioni museali dedicate all’arte europea in ogni sua espressione. Il soggiorno all’estero delle due statue di Apollo, rispettivamente lampadoforo e saettante, non avrà tuttavia la stessa durata. La statua porta-lucerne, proveniente dalla casa dell’Efebo e recentemente restaurata, sarà esposta subito al Paul Getty Museum e farà le veci dell’Apollo saettante, diretto invece in America proprio per una rimessa a punto delle sue condizioni.
Se in passato il museo statunitense fondato oltre dieci anni fa è stato coinvolto in alcune controversie legali con lo Stato italiano per vicende giudiziarie legate all’acquisizione e alla proprietà di alcune delle opere esposte - dalla Venere di Morgantina all’Atleta di Fano - l’attuale progetto si inscrive in un piano di collaborazione fra l’istituzione americana e il Ministero italiano di ampio respiro e dai più chiari propositi.

L’Apollo lampadaforo rientrerà a Napoli nel giro di un anno, il tempo stimato necessario per il restauro della divinità saettante che sarà esposto nel Circolo delle Muse, spiega il professor Stefano De Caro, direttore generale del Ministero dei beni culturali. Nessun pericolo quindi, l’accordo per la statua consiste in un prestito a lungo termine, della durata massima di cinque anni. Il viaggio che cambierà le sorti delle due statue pompeiane rappresenta il primo tassello di un rapporto di collaborazione stabile fra il Ministero e il museo americano. l Getty ha modificato la sua politica di acquisti inaugurando una serie di collaborazioni scientifiche - aggiunge De Caro - E’ stata Pompei ad indicare la strada maestra della cooperazione, lontana, con programmi di restauro e progetti espositivi congiunti, da un’ottica di acquisti azzardati. Le due statue che fra pochi giorni saranno accompagnate dal laboratorio di restauro della Soprintendenza che le consegnerà al Paul Getty, responsabile della loro esposizione, salvaguardia e restauro, hanno storie diverse alle spalle. L’Apollo saettante fu rinvenuto a Pompei e attribuito al santuario di Apollo. L’Efebo fu trovato a Pompei nel 1925 nell’atrio della casa di Publio Cornelio Tegete. La statua originaria, forse raffigurante un atleta e databile tra il 20 e il 10 a.C. nei primi secoli dell’impero, fu trasformata in seguito in un lampadaforo, da qui il nome, per illuminare i banchetti notturni.
fontec Fuani Marino - Corriere del Mezzogiorno