Ercolano non più terra dei fuochi ma terra da amare. Tanta sinergia e tanta volontà di fare fronte comune per portare a più alti livelli di qualità le infinite eccellenze che produce il territorio vesuviano.

Cibi dall’antica Roma ad oggi”: un tema appassionante trattato nel convegno scientifico – culturale   tenutosi al MAV di Ercolano nell’ambito dell’evento “Vesevus de gustibus” promosso dalla Città Metropolitana di Napoli in undici comuni del Parco Nazionale del Vesuvio, con lo scopo di mostrare quanto fosse già avanti la conoscenza e la civiltà alimentare duemila anni fa.

Hanno partecipato, tra i relatori, il ricercatore di botanica ambientale e applicata Gaetano Di Pasquale (Archeo-botanica ed alimentazione nella Campania antica) e il docente di scienze e tecnologie alimentari Raffaele Sacchi. I quadri , i mosaici e i ritrovamenti archeologici, spiega Di Pasquale, indicano come il cibo desse anche l’opportunità di rendere più piacevole la vita a un popolo che gli ha conferito sempre grande  importanza. Una tradizione che è continuata nei secoli, verificata però dal ripercorrere l’intera trama di questo cibo da allora fino ad oggi. Gli scavi di Ercolano e Pompei raccontano attraverso i reperti questo viaggio nel tempo in un excursus che suscita emozioni. Ercolano ha fornito  una quantità di informazioni enorme per costituire una banca dati ora allo studio  con i mezzi più moderni che altre Regioni non possono vantare.

“Siamo di fronte a un patrimonio che testimonia quella che era ed è sempre stata la cultura della terra - spiega Gaetano Di Pasquale -. In alcune centinaia di specie rinvenute, tutte di interesse agronomico, è conservata la storia dell’agricoltura della Campania. Come abbiamo conservato le città e i luoghi archeologici, lo abbiamo fatto anche per i materiali botanici di enorme interesse agronomico venuti dagli scavi . Essi sono la testimonianza di un grande patrimonio. Ciò che i reperti possono raccontare attraverso le ricerche moderne applicate alla archeologia non ne abbiamo la più pallida idea – prosegue Di Pasquale -. La ricostruzione dei costumi alimentari normalmente si fa sui testi antichi o sugli affreschi. Qui abbiamo qualcosa in più per comprende quale fosse veramente la ricchezza dell’agricoltura del tempo che fa del nostro un territorio estremamente più ricco degli altri”.

Dunque attraverso lo studio della storia delle piante viene fuori in maniera evidente che in questo territorio c’è una diversità, una ricchezza di prodotti,  assolutamente unica che crea una identità su cui si costruisce la forza culturale di un’area.


Puoi ricevere le notizie de loStrillone.tv direttamente su Whats App. Memorizza il numero 334.919.32.78 e inviaci il messaggio "OK Notizie"