“Mi dispiace che ho creato un po’ di casino. Ma per i miei figli non posso più tornare indietro”. La signora Lucia De Simone continua ancora a scusarsi nonostante sia lei, con la sua famiglia, a subire un torto che va avanti da oltre un anno. È l’ennesima storia assurda a Pompei: Città degli scavi, del Santuario e delle contraddizioni.

IL CASO. Antonio De Simone, marito di Lucia, nel 2012 ha presentato domanda per l’assegnazione di un alloggio di residenza popolare. Dopo due anni di lavoro della commissione, finalmente nel febbraio 2014 è stata pubblicata la graduatoria definitiva: la famiglia De Simone è prima.

Passa qualche mese e il commissario straordinario cede il posto al sindaco Uliano. Ed è così che da luglio inizia il pellegrinaggio di Antonio e Lucia a Palazzo De Fusco. Un via vai che si trasforma, nel tempo, in un vero e proprio calvario, fatto di promesse, di rimandi, di false illusioni e persino di contraddizioni.

LE LETTERE DEL PICCOLO VINCENZO. Ad accendere i riflettori sulla loro storia, è stato il piccolo Vincenzo, 13 anni, il primo dei 3 bambini della coppia. Nonostante sia nato con una paresi spastica ed operato 3 volte, di cui due solo l’anno scorso, grazie alle sue letture di Geronimo Stilton è riuscito a contattare Vincenzo Spadafora, il Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza.

Una prima risposta e poi una nuova lettera di Vincenzo indirizzata anche a Cesare Romano, il Garante per la regione Campania. “So che avete contattato chi di dovere al Comune di Pompei che sebbene dice da un lato di interessarsi al problema, dall’altro è da più di un anno che non danno risultati ed informazioni certe, saluti, Vincenzo” questo il testo della missiva che ha tra i destinatari anche gli assessori Cascone e Marra. Con la differenza che, dal palazzo comunale mai nessuna risposta.

CONTRADDIZIONI. Quasi una volta a settimana fino a poco prima di Natale, nonostante le tante difficoltà in famiglia: è la scadenza periodica con cui i De Simone passavano negli uffici dell’Ente di Piazza Bartolo Longo. Hanno parlato con quasi tutti gli assessori e con alcuni consiglieri di maggioranza. Risposte vaghe e mai precise. Anche dagli uffici uno scaricabarile di responsabilità e di contraddizioni.

Ad aprile scorso, il dirigente Piscino faceva sapere con una missiva che “la gestione degli alloggi è di competenza dell’IACP”. A giugno, invece, la segretaria comunale, proprio dal dottor Piscino, ha ricevuto “alcuni decreti di revoca di assegnazione di alloggi” che, però, “attendono la firma del sindaco”.

ALLOGGI FANTASMA. La questione delle case popolari l’aveva sollevata anche l’ex Procuratore Diego Marmo, nella sua lunga lettera, prima di lasciare Palazzo De Fusco. “Le risposte degli uffici competenti del Comune sono state imprecise e contraddittorie”, aveva scritto l’ex numero uno del tribunale di Torre Annunziata.

Stando a diverse fonti, a via Nolana esistono alloggi disabitati dai reali assegnatari, alcuni perché deceduti. Ma le case sono rimaste in possesso di altre persone, quasi come la successione di un bene.

ULTIMI ATTI. Da qui la storia è recente. Tra rimandi e contraddizioni, si sono susseguite le lettere che la famiglia ha inviato a vari organi dello Stato, per metterli a conoscenza dell’accaduto. Il Prefetto di Napoli, il governatore De Luca, all’IACP e, persino, al comando dei Carabinieri di Castello di Cisterna.

Nell’ultimo consiglio comunale di una settimana fa, l’assessore Marra ha assicurato un interessamento. Non resta altro da fare che aspettare ancora per conoscere il risultato del lavoro di giunta.


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