La Procura della Repubblica di Torre Annunziata ha chiesto di acquisire documenti su tempi e modalità di convocazione delle assemblee sindacali che hanno ‘paralizzato’, in un luglio ‘nerissimo’, gli Scavi di Pompei. Si arricchisce già di carte il fascicolo aperto solo ieri contro ignoti dall’equipe di magistrati guidata dal Procuratore Capo oplontino, Alessandro Pennasilico. Interruzione di pubblico servizio è l’ipotesi al vaglio degli inquirenti. “Stiamo valutando se possano celarsi possibili ricatti dietro le assemblee e gli scioperi che sono stati indetti negli ultimi mesi” ha dichiarato oggi Pennasilico a ‘il mattino.it’. Frasi che preannunciano indagini lunghe e possibili nuove, pesanti accuse all’orizzonte.

Il tutto farcito dalla figuraccia mondiale del 24 luglio scorso, con circa duemila turisti lasciati all’esterno dell’area archeologica, sotto un sole cocente e cancelli chiusi in faccia, per il ‘boicottaggio’ di 135 custodi dipendenti del Mibact.

Protesta non annunciata e danno incalcolabile”, commentarono a caldo il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e il Soprintendente Massimo Osanna, per il quale la chiusura dei cancelli rappresentava un vero “colpo basso”. “Il colpo basso è il suo, l'assemblea era convocata da giorni”, gli risposero a tono e nello stesso giorno alcuni rappresentanti delle sigle sindacali.

La palla, ora, passa alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata: “Vogliamo solo accertare se ci siano profili penali dietro la chiusura dei cancelli degli scavi di Pompei” ha concluso oggi Pennasilico.

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