TORRE ANNUNZIATA. Per Giovanna (nome di fantasia), 28enne di Torre Annunziata, l’incubo è finalmente terminato. Dopo aver subito ripetute violenze sessuali, perpetrate tra il 2001 ed il 2004 all’interno di un’antica officina meccanica, poco distante dal Quadrilatero Carceri, il “regno” del clan Gionta, due dei suoi aguzzini sono stati assicurati alla giustizia. Si tratta di Giuseppe Avvisato, 36enne di via Tagliamonte, e di Giuseppe Longobardi, 33 anni, residente in via Fortuna ed imparentato con esponenti di spicco del medesimo clan di camorra.

Entrambi, ieri, sono finiti in manette (nel link correlato, ndr). Arrestati dagli agenti del commissariato di polizia oplontino, che agli ordini del primo dirigente Vincenzo Gioia, e della vice Elvira Arlì, hanno notificato alla coppia di stupratori un’ordine di carcerazione emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura  di Torre Annunziata, dopo le condanne definitive inflitte loro martedì scorso dai giudici della Cassazione. Avvisato, ora, sconterà in carcere una pena a 7 anni e mezzo. Il suo complice, invece, dovrà espiare una condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione.

La prima condanna nel 2004. I due imputati, non raggiunti da alcuna misura cautelare, proposero appello. Ma per loro, nessuno “sconto” in tribunale. Così, a distanza di 12 anni, si è giunti al terzo grado di giudizio. Scrivendo la parola “fine” sull’orrore subito da Giovanna all’interno di quell’officina meccanica, con sede fino al 2004 alle spalle del Porto. La storia, se possibile, è ancora più scabrosa.

Il “branco” era infatti composto da 4 persone. Oltre ad Avvisato, Longobardi, e ad un altro giovane, all’epoca dei fatti poco più che 20enne, c’era pure il suo ex patrigno. A differenza dei primi due, gli altri stupratori di gruppo, compreso l’ex patrigno di Giovanna, non hanno mai “contestato” condanne di poco inferiori ai 10 anni di reclusione. Ora, l’intero “branco” è in carcere. Per Giovanna, adesso sì, l’incubo è finalmente terminato.      

 

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