“Oggi è un momento importante per la città e per la memoria di mio marito. L’appartamento che oggi viene assegnato alla nostra associazione è un modo per ricordare non solo Giuseppe Veropalumbo, ma anche tutte le altre vittime innocenti della criminalità”. Così Carmela Sermino, presidente dell’associazione che porta il nome del marito, in occasione della cerimonia di consegna dell’appartamento confiscato a Aldo Agretti, nipote di Valentino Gionta, e assegnato all’associazione, avvenuta questa mattina al sesto piano del “palazzo delle catene”, civico 390 di via Vittorio Veneto.

“L’appartamento, completamente ristrutturato con miei risparmi personali – continua Carmela Sermino - ospiterà l’associazione e dovrà diventare un luogo dove elaborare progetti sulla legalità, facendo rete con il territorio e con il mondo della scuola. Chiunque potrà iscriversi (è partito il tesseramento 2018, ndr) contribuendo alle iniziative che metteremo in campo come borse di studio, biblioteca sociale o semplicemente aiutando qualche familiare in particolare difficoltà". Una stanza dell’appartamento è dedicata a Gaetano Montanino, guardia giurata uccisa il 3 agosto del 2009 a Piazza Mercato a Napoli da un gruppo di ragazzi che voleva rubargli la pistola  Presente alla cerimonia la vedova Lucia Montanino, oltre a tantissimi familiari di vittime innocenti: c'erano i genitori di Genny Cesarano, il 17enne ucciso due anni fa alla Sanità nel corso di un conflitto a fuoco tra bande, c'erano i genitori di Ciro Colonna, 19 anni, ucciso "per errore" a Ponticelli a giugno dell'anno scorso, insieme ad un boss, obiettivo del raid dei sicari, e tanti altre famiglie accomunate dallo stesso dramma.

Presenti tutti i rappresentanti delle istituzioni, della magistratura e delle forze dell’ordine: il sindaco Vincenzo Ascione, il vicepresidente della regione Fulvio Buonavitacola, il sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore, il presidente dell’associazione antiracket Tano Grasso e gli ex procuratori capo della Procura di Napoli Giandomenico Lepore e di Torre Annunziata, Diego Marmo.

Ed è stato proprio la proposta avanzata da quest’ultimo nel corso del suo intervento, a tenere banco nel corso della mattinata: allargare il fondo per le vittime innocenti di camorra anche ai familiari di vittime di eventi criminosi. Carmela Sermino infatti, e con lei la figlia Ludovica, che nel frattempo ha compiuto dieci anni, non gode di alcun tipo di sostegno dello stato, come avviene normalmente per tante altre famiglie che hanno perso i propri cari per mano della mafia o della camorra. “Credo sia una cosa che si possa fare – afferma Marmo – si tratta di approvare una norma che modifichi l’attuale legge, prevedendo un sostegno dello Stato anche a chi, come Carmela, ha perso un proprio caro in via indiretta. L’omicidio Veropalumbo avvenne in un contesto camorristico: chi sparò lo fece da un quartiere abitato da tantissimi camorristi e utilizzando armi tipicamente in uso ai clan: kalashikov, mitragliette e calibro 9. La mattina successiva alla morte di Veropalumbo – conclude Marmo - refertammo centinai di bossoli a terra”.

Dopo l’intervento dell’ex capo pm interviene il primo cittadino Enzo Ascione che, al termine del suo intervento, invita a parlare l’ex sindaco Giosuè Starita, impegnato in prima fila per anni accanto alla vedova Sermino, sopperendo a tutte le mancanze dello Stato centrale. “Da parte dell’amministrazione comunale ci sarà tutta la presenza ed il supporto affichè questa sede possa essere luogo di confronto e dibattito per sviluppare nuovi impegni di contrato alla camorra – sono le parole del sindaco Ascione – La camorra non si combatte solo con la repressione, ma anche con interventi di carattere sociale. Su questo territorio ci sono altri beni confiscati che dobbiamo andare a recuperare e consegnare ai cittadini. Ringrazio la Regione che ha approvato un Pon che finanzia progetti di recupero di beni confiscati. Noi parteciperemo chiedendo un finanziamento per recuperare due ville che appartenevano ai clan. Giusto però che oggi ci sia la testimonianza di Giosuè Starita, impegnato negli anni passati a portare la bandiera della legalità in una istituzione, il Comune, che è quella più vicina ai cittadini, ma anche quella più a rischio infiltrazioni”. “L’elemento più forte e che voglio sottolineare – spiega l’ex sindaco Starita - non è il fatto che un appartamento della camorra venga donato all’associazione, ma il fatto che chi è stato costretto ad allontanarsi dalla città in cui viveva, oggi vi fa ritorno. La vera vittoria sarà quando Carmela e le tante famiglie che vivono lo stesso dramma, non verranno lasciate sole, non solo dalle istituzioni, ma dall’intera comunità”.

Conclude Gennaro Migliore che risponde all’appello lanciato da Diego Marmo: “Abbiamo un fondo per le vittime di reati violenti ed intenzionali: lavoreremo affichè posso essere allargato anche alla vicenda di Veropalumbo. Quello infatti – afferma il sottosegretario - non è stato un omicidio avvenuto per caso, li c’è stato un attentato ad un intero quartiere di cui Veroaplumbo è stato vittima. Chi ha sparato quella notte si è assunto il rischio di quello che stava facendo. Questo fondo possiamo estenderlo, così come fu fatto per le misure di prevenzione”.

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