Il teatro esterno della chiesa di Sant’Alfonso de Liguori, a Torre Annunziata, è stato il primo palco di confronto che ha visto insieme i 3 candidati sindaco, Pierpaolo Telese, Vincenzo Ascione e Ciro Alfieri. Quattro domande, con il tempo limitato, dove gli aspiranti alla fascia tricolore hanno potuto dire la loro sui motivi della candidatura, le iniziative per lo sviluppo che vogliono mettere in campo, i progetti per il quartiere di Torre Centrale e le idee su temi sensibili come giovani, cultura e scuola.

Differenti gli approcci, anche se molti dei punti toccati durante l’ora e mezza di discussione sono simili. Per il candidato di DemA e dei partiti di sinistra, Pierpaolo Telese, occorre “dare una vocazione alla città dopo quella dell’industrializzazione e la crisi. Bisogna ricostruire l’idea di comunità attraverso una rete sociale che metta insieme addetti del settore, le istituzioni e la cittadinanza”. Quindi due questioni centrali: “I giovani ed il lavoro che non passa attraverso la promessa del posto fisso al Comune o in Prima Vera ma va sostenuto con i fondi europei. Torre è l’unica a non avere un ufficio dedicato a questo”.

Il leader di Pd, Udc e civiche, Vincenzo Ascione, punta a continuare sulla strada tracciata negli ultimi anni: “Tanto è stato fatto, anche per questo quartiere come per il Penniniello, ma ci sono ancora cose da fare. A breve inizierà la bonifica dell’ex Italtubi”. Occhio puntato alla cultura “quale volano di sviluppo. Il punto focale sarà lo Spolettificio dove abbiamo la possibilità di realizzare un polo archeologico museale”. E ad Alfieri ha detto: “Se le politiche sociali sono state azzerate è perché non sono state realizzate bene”.

Infine il candidato dei moderati e del centrodestra, Ciro Alfieri, fa leva proprio sulle politiche sociali “da rimettere in piedi perché il lavoro si costruisce anche attraverso la formazione dei servizi. Per questo la nostra crisi industriale può diventare un’opportunità. Del resto in parte già lo è, avendoci restituito un territorio che per anni è stato appannaggio di imprenditori che non hanno portato benessere ma solo desertificazione”. Quindi, ha concluso: “Dobbiamo toglierci di dosso l’etichetta di città di camorra”.

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