Torre Annunziata. “Ieri la mia piccola Ludovica già immaginava la sua nuova cameretta. E’ stato commovente parlarne con lei”. E’ rotta da una fortissima emozione la voce di Carmela Sermino, la vedova di Giuseppe Veropalumbo, l’operaio di Torre Annunziata ucciso il 31 dicembre 2007 da un proiettile vagante sparato in strada per festeggiare il Capodanno.

Un sentimento che ha caratterizzato una giornata intera. Storica e simbolica. Quella in cui il sindaco oplontino, Giosuè Starita, ha formalmente consegnato alla vedova le chiavi dell’appartamento confiscato ad Aldo Agretti, esponente di spicco del clan Gionta, cugino di Aldo il “boss poeta” e figlio di “zì Carmelina”, sorella del fondatore della cosca Valentino. Agretti è già stato condannato per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Reato aggravato dalle finalità mafiose.

LA CASA. Un appartamento di 160 metri quadrati al sesto piano di un palazzo in via Vittorio Veneto, 390. Un salone ampio, un bagno funzionale con grande specchio, una cucina, ripostiglio e cameretta. Quasi un sogno per Carmela e Ludovica, che torneranno così a Torre Annunziata. Ludovica, cresciuta senza il padre, ora ha 10 anni. Finalmente, potrà frequentare le Medie nella sua città. Da quel maledetto Capodanno, infatti, la bimba vive con mamma Carmela (già presidente dell’Osservatorio comunale per la legalità) in una striminzita casetta ad Acerra. Soli 50 metri quadri a disposizione. Lo “scotto” da pagare per la morte di Giuseppe, nemmeno riconosciuto dallo Stato come vittima innocente di camorra. Nonostante la magistratura abbia di recente riaperto l’inchiesta sull’omicidio, grazie alle rivelazioni di un pentito dei Gionta, l’ex killer Michele Palumbo “monnezza”.

SALONE INTITOLATO A VITTIMA. “Il salone della casa lo intitolerò, in collaborazione col Comune e con la fondazione Polis di Napoli, a Gaetano Montanino, vittima innocente di mafia”. E’ la stessa Carmela Sermino ad annunciarlo, stretta in un profondo abbraccio con Lucia Di Mauro. Una vedova come lei, la vedova Montanino, guardia giurata uccisa nel 2009 in piazza Mercato a Napoli e dopo un conflitto a fuoco con due rapinatori vicini al clan Contini.

“Nel salone – ha continuato la Sermino – ospiteremo una volta a settimana una serie di incontri con le associazioni e i familiari delle vittime. Perché nessuno, tornando a casa, dopo i tappeti rossi stesi alle cerimonie dovrà sentirsi solo. Come invece mi sono sentita io, 8 anni fa. Sola e tradita dalla città che Giuseppe amava più della sua stessa vita”. Presenti alla cerimonia di consegna anche Antonio Cesarano, il papà di Gennarino, ucciso a soli 17 anni dai suoi killer in una domenica di fuoco e di camorra al rione Sanità. Con lui, che ha annunciato per il prossimo 6 settembre l’installazione di un monumento in bronzo in memoria di Genny, proprio in piazzetta San Vincenzo, anche Luigi Monteleone (Movimento “Un popolo in cammino”).

IL COMMENTO DI STARITA. “La camorra si combatte con gesti concreti, concedendo i suoi luoghi simbolo a chi ha perso tutto per colpa sua. Spero che in collaborazione con la Regione anche Palazzo Fienga – ha continuato il sindaco di Torre Annunziata – ottenga questa destinazione. L’obiettivo è far tornare tutte le vittime innocenti alle proprie città di origine. Ho un sogno – ha concluso Starita - . Dopo la diaspora, il ritorno alla vita nel Vesuviano”.       

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