"Un uomo sensibile ai problemi della propria città, che ha conservato intatta la sua voglia di fare e di cambiare le cose nel corso degli anni": questo il ritratto che è emerso dal dibattito di ieri pomeriggio a Palazzo Criscuolo con l’ex Senatore Angelo Abenante. La sede del municipio, precisamente l’ala che prende il nome di “Museo dell’Identità”, è stata infatti teatro di un incontro con l’ex dirigente del PCI, in occasione del suo novantesimo compleanno. Non sono mancati gli auguri di diverse figure di spicco, come il senatore e dirigente del PCI Eugenio Donise, l’europarlamentare Andrea Cozzolino, il capogruppo del PD di Torre Annunziata Raffaele Ricciardi nonché l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che hanno portato i propri omaggi ad una figura storica della politica torrese ed italiana.
L’incontro si è aperto con un ricordo della carriera politica di Abenante, declamato ai presenti in sala dall’amico e Senatore Eugenio Donise: dalla ribellione all’oppressione nazifascista alle battaglie sociali del ’48 e del ‘68, per poi essere eletto Senatore della Repubblica Italiana nel 1972 e continuare la sua attività politica in duplice veste di parlamentare e presidente del PCI di Torre Annunziata.
Nonostante gli oneri al Senato, infatti, Abenante non ha mai dimenticato la sua città natale, per cui si è sempre battuto negli anni promuovendo la classe operaia e lo sviluppo dell’”arte bianca”, termine con cui si definisce la tradizionale produzione di pasta che fin dalla prima metà del XX secolo ha rappresentato motivo di vanto per il settore manifatturiero oplontino.

È intervenuto all’incontro anche il sindaco uscente Giosuè Starita, che ha voluto omaggiare il politico torrese con una fascia tricolore recante i simboli della città, accompagnando il gesto con parole cariche di ammirazione ed orgoglio.

Ha chiuso il dibattito lo stesso Abenante, che dopo un breve excursus sulle sue più significative esperienze personali e sugli aneddoti che maggiormente hanno segnato il corso della sua carriera, si è congedato dal pubblico in sala con un messaggio breve ma denso di significato: “Uniti si vince, la divisione è il presupposto della sconfitta”. 


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