Due condanne all'ergastolo, due condanne a 15 anni e anche l'assoluzione di colui che era ritenuto il cosiddetto "specchiettista". E’ quanto ha deciso la terza sezione della Corte di Assise di Napoli (presidente Lucia Laposta, giudice a latere Sassone) chiamata ad esprimersi sui presunti responsabili del duplice omicidio di camorra di Lucio Di Giovanni e Antonio De Grazia, commesso il 6 febbraio 2000, a Ercolano, durante la guerra tra clan.

Un assassinio commesso a pochi metri da una tenenza dei carabinieri. L'unico assolto è Andrea Sannino, per il quale il sostituto procuratore Ferrigno aveva chiesto l'ergastolo. A compiere il raid furono, secondo le risultanze investigative, killer dei clan alleati Lo Russo e Birra. Nello stesso contesto si inquadrano altri due omicidi, con altrettante vittime, sui quali i giudici si sono pronunciati. Si tratta di quello di Giuliano Cioffi (cognato del boss Raffaele Ascione dell'omonimo clan). Per questo omicidio era stato accusato, inizialmente in qualità di esecutore materiale Pasquale Genovese, nipote del boss Costantino Iacomino, che invece è stato assolto.

In sede di Riesame emerse che Genovese, quando Cioffi veniva ucciso (l'8 settembre del 2001) era detenuto nel carcere di Pescara. Era stato infatti arrestato due giorni prima dopo un periodo di latitanza. Nel corso del dibattimento è emersa l'inattendibilità dei collaboratori di giustizia anche riguardo le ipotesi accusatore che indicavano Genovese come l'armiere e l'organizzatore del raid. Il pm, infatti, ne aveva chiesto l'assoluzione.

La Corte di Assise, infine, si è anche pronunciata sull'omicidio di Giuseppe Borrelli (affilato al clan Ascione) assassinato il 30 agosto del 1997, per il quale è stato dichiarato colpevole Franco Sannino. Altre persone ritenuti elementi di spicco della camorra di Ercolano e di Miano sono stati già condannati con il rito abbreviato, nel 2016.


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