Carabinieri infedeli, in aula il boss Francesco Casillo, noto come “a’ vurzella”: sarà egli stesso a chiarire i suoi rapporti con i militari dell’Arma, ritenuti responsabili, secondo l’accusa, di aver agevolato il traffico di droga.

Martedì 28 maggio il boss del piano Napoli sarà chiamato a deporre nel procedimento giudiziario in cui si parlerà del narcotraffico nel quartiere popolare boschese, rione di cui lo stesso boss pentito è stato a lungo re incontrastato dello spaccio, sfruttando anche i suoi rapporti con i clan di Secondigliano.

Nel corso degli anni il boss ha raccontato i suoi legami e i suoi affari con un pezzo di “Stato corrotto”. Tra questi, quello della trattativa avvenuta il 6 giugno del 2008 durante le concitate fasi delle indagini seguite alla rapina sfociata nel sangue all’ufficio postale di Pagani dove fu ucciso il tenente dei carabinieri Marco Pittoni. Quel giorno il clan Gionta si rivolse a lui per nascondere Carmine Maresca, appena 16enne e figlio del killer giontiano Luigi “‘o trippone”, che aveva ucciso il carabiniere nel corso della rapina.

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