Duro comunicato del Cmo contro il sindaco Ascione. Due giorni dopo il summit al comune tra azienda, sindaco e lavoratori, i vertici del centro medico hanno diffuso un comunicato dai toni molto netti. "Siamo delusi dal comportamento dell'amministrazione comunale - si legge nella nota - che non solo ha rifiutato la proposta della sanatoria condizionata, ma ha anche acquisito al patrimonio comunale l'intero immobile di nostra proprietà".

Una situazione sempre più kafkiana quella del Cmo di Torre Annunziata: da una parte l'azienda che ha chiesto per ben sette volte alla Procura il dissequestro per poter provvedere alla demolizione del vano abusivo, dall’altro lato la Procura che ha sempre negato il dissequestro e, infine, il Comune che ha disposto l'acquisizione dell'immobile perché l'azienda non ha provveduto alla demolizione. Una situazione grottesca, se non fosse tragica visto che sono in ballo ci sono 70 posti di lavoro, il futuro di un'azienda leader nel settore in tutto il centro sud Italia e un servizio, come quello della medicina nucleare, fondamentale in un territorio in cui insiste un'alta incidenza di tumori.

“La motivazione principale del rifiuto del comune di concedere la sanatoria, anche condizionata o parziale, resta la non demolizione di un presunto abuso, consistente in un vano di circa 20 mq, per il quale abbiamo chiesto per ben sette volte il dissequestro alla Procura per poterlo demolire” si legge nella nota del Cmo. “L’impossibilità di eliminare la difformità, che non permette di sanare l’immobile, non è dipesa dalla volontà, né dall’inerzia della nostra azienda. L’Amministrazione Comunale ha ritenuto di non poter accogliere le soluzioni alternative da noi prospettate, ritenendole non perfettamente conformi alla normativa vigente. La nostra delusione è duplice: da un lato perché non è stata compresa la specificità della vicenda, dall’altro per la decisione dell’Amministrazione di acquisire l’intero immobile, di nostra proprietà, al patrimonio comunale. Provvedimento questo, secondo il nostro parere, non solo non conforme al dettato normativo ma del tutto arbitrario. Adiremo le vie legali per far valere le ragioni dell’azienda, dei lavoratori e dei pazienti. Contemporaneamente abbiamo avviato ogni ulteriore percorso nel tentativo di trovare soluzioni idonee a consentire all’azienda di poter superare le difficoltà attuali. Ovviamente – conclude il comunicato dell’azienda - lo stato dei fatti, causato anche dalla mancata collaborazione da parte di chi potrebbe determinare una reale svolta, rende impossibile recedere la procedura di licenziamento collettivo avviata. Confidiamo, come sempre, nelle istituzioni e nella magistratura. Il cuore ci continua a far credere in un lieto fine”.


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