No limits. Nessun limite. E chi d'altronde può porne a questo Napoli, quello targato Ancelotti, che - soprattutto in Europa - sta scrivendo pagine indelebili della storia recente azzurra o, chissà, il prologo per un futuro ancor più radioso. Primi, a pari punti col Liverpool, ma soprattutto da imbattuti: eccolo il salto di qualità, il dato che salta agli occhi e spazza via commenti e pregiudizi post-sorteggio. Corre l'anno 2018 ma quel maledetto cuoio che rotola sa ancora regalare storie da brividi. Città in fermento, stadio pieno, tifoserie unite in corteo, sembra proprio un altro calcio. Poi, inesorabilmente, arriva il campo e da lì è un fiume di emozioni. Tuchel si scopre sagace stratega: conferma il 3-4-3 ma fa fuori Cavani, l'uomo più atteso, lanciando Mbappè da prima punta; altra novità a metà campo con Draxler al fianco di Verratti. Scelta opposta per Ancelotti che, per la prima volta in stagione, conferma lo stesso undici dell'andata.

BRIVIDO BERNAT. Non è la stessa sfida del Parco dei Principi e lo si capisce sin dalle prime battute. Meno narciso è più concreto il Psg che se la gioca a viso aperto, Neymar abbandona i virtuosismi fini a sè stessi e gioca per la squadra: le accelerazioni, i giochi di prestigio, non mancano ma non sono mai banali. Un paio dei suoi slalom mandano in tilt gli azzurri; anche Mbappè, l'enfant prodige, è in serata e quando guadagna il fondo son dolori. E il Napoli? Accetta silente il predominio ma ha il merito di non indietreggiare. Il raggio è più basso ma difende il fronte con ordine e, quando può, usa il possesso stretto per uscire dal pressing. Il Psg però giova del rientro di Thiago Silva ed alza un muro che regala un primo tempo da spettatore al rientrante - e rivale di sempre - Buffon. Primo tempo di sostanziale equilibrio ma il gol arriva quando meno te lo aspetti. Fa tutto Mbappè, che in un fazzoletto, guadagna il fondo e legge l'inserimento di Bernat che taglia in due la difesa azzurra e, cadendo, gela il San Paolo. Finale al veleno, ma tant'è: il Napoli è sotto all'intervallo.

RIPRESA A TINTE AZZURRE. Nel secondo tempo salta il registro. Il San Paolo ribolle e gli azzurri rispecchiano in campo l'animo di un popolo che ha sete di rimonta. Un assedio quello che la truppa di Ancelotti programma e mette in pratica, mettendo allo strenuo la terza linea dei parigini. Mertens, Insigne, Fabian e Callejon: un pericolo al minuto, una sequenza in loop da emicrania che produce il sintomo più evidente poco dopo l'ora di gioco. Insigne per Callejon, il solito taglio, visto e rivisto, corretto da Thiago Silva che rianima l'inserimento dello spagnolo: Buffon non può far altro che stenderlo, è rigore e l'arena di Fuorigrotta esplode. Dal dischetto Insigne, lo scugnizzo di Frattamaggiore, angola laddove l'ex Juve non può arrivare. 1-1 e benvenuti all'inferno, piuttosto azzurro. Tuchel regala solo l'ultimo quarto d'ora a Cavani, comunque accolto tra gli applausi di chi cova una speranza, un sogno per la prossima mezz'estate. Qui vien fuori la personalità dei francesi che rivengono fuori, vivono di fiammate in avanti ma tengono palla, sgonfiando l'impeto dei partenopei. Si fa male Mertens (problemino alla spalla, ndr), ma non c'è Milik: dentro Ounas. Un solo spunto, ma da applausi, da parte dell'algerino: per il resto, gli azzurri non pungono più ed intelligentemente ripiegano su un pari che, in realtà, si rivela un punto d'oro in un girone oggi reso meno infernale rispetto all'inizio.

Foto: corrieredellosport.it


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