“Due giorni prima del crollo Giacomo mi ha confidato che aveva cercato di accedere agli appartamenti del secondo piano, ma il permesso gli fu negato. Si lamentò con me, dei rumori insistenti e dell’utilizzo continuo di un martello demolitore. Mi disse che il giorno prima del crollo era in programma una riunione di condominio durante cui si sarebbe parlato di questa situazione”.

A dirlo è Attilio Cuccurullo, fratello di Giacomo nel corso della sua deposizione nel processo di Rampa Nunziante. Nel corso della sua testimonianza si è parlato anche dei balconi del palazzo che, secondo Cuccurullo, “presentavano segni di dissesto evidenti, ma a parte questo non ho avuto modo di verificare altro”.

Sull’utilizzo dei balconi ha parlato anche Salvatore Iorio, il pescatore uscito presto la mattina del crollo: “Ho ricevuto questa diffida ma i lavori per l’eliminazione del pericolo non sono mai stati effettuati”. Iorio è uscito dallo stabile alle prime luci dell’alba, evitando la morte per questione di minuti: “Sono uscito di casa verso le 6 del mattino. Ho incrociato nell’androne del palazzo Marco Cuccurullo e ci siamo salutati, inconsapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto”. Diverse le incertezze da parte dell’uomo. Secondo le difese, infatti, Iorio avrebbe reso alle forze dell’Ordine tre versioni differenti rilasciate a poca distanza l’una dalle altre, a pochi giorni dal crollo, precisamente il 10, il 15 e il 22 luglio 2017.

In aula ha deposto anche l’ex sindaco di Torre Annunziata Giosuè Starita, che in quei giorni di luglio, attraverso alcune dichiarazioni rese alla stampa, diede eco ad una serie di opinioni delle persone che si erano lamentate dei lavori in corso nel palazzo.

A deporre in aula anche di Vincenza Brancaccio, inquilina di uno degli appartamenti del quarto piano di proprietà di Aniello Manzo. Anche la donna lamentava i rumori causati dai lavori in atto nello stabile. Lamentele che erano giunte anche a Giacomo Cuccurullo: “Da giorni mi lamentavo delle crepe che c’erano nel mio appartamento. Le feci vedere a Giacomo che mi invitò a non preoccuparmi e a cambiare stanza. Per fortuna non l’ho ascoltato altrimenti ora sarei morta anch’io”.

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