“Quanto accaduto in questi giorni è incredibile. Grazie alla famiglia Cucchi che mi ha permesso di interpretare Stefano in un film che si è dimostrato molto importante non solo per lui ma anche per il nostro paese”.

In una videoregistrazione l’attore Alessandro Borghi, visibilmente commosso,  ha ringraziato la famiglia Cucchi per avergli consentito di interpretare la figura di Stefano, il ragioniere 31enne pestato a morte dalle forze dell’ordine. Al Mav di Ercolano c’è stata la proiezione del docufilm sulla vita di Stefano, “Sulla mia pelle”, presentato come film d’apertura alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

“Sono ben 16 le proiezioni che questa sera si stanno svolgendo in contemporanea in tutta Italia per questa vicenda che oltre che attuale è molto forte e  prende molto spazio – ha dichiarato in apertura il rappresentante della Casa del Popolo di Ercolano Antonio Liberti. Volevamo portare qui a Ercolano, in una terra che pure ha conosciuto risposte forti  ai poteri forti , questo film come testimonianza fortissima di ciò che è accaduto. Un film importante che si inserisce in quel vento gelido che sta attraversando il nostro paese in cui si respira un clima di altissima tensione sociale. Questa sera stiamo difendendo i valori della Costituzione anche se questo film dimostra che qualcosa non è andato per il verso giusto nella salvaguardia e garanzia dei diritti e che  l’opera di poche mele marce non può cancellare quella straordinaria di migliaia di operatori delle Forze dell’ordine che fanno il loro dovere. La vicenda Cucchi è esplosa in questi giorni  ma noi la stiamo seguendo fin dal 2009”.

La storia di Cucchi, arrestato con l’accusa di spaccio di stupefacenti, è stata ripercorsa nel film e ha emozionato gli spettatori lasciando una grande commozione,  specialmente nella parte che ripercorre le conseguenze mortali del pestaggio dei Carabinieri ora indagati per falso durante la custodia cautelare in carcere a Roma. Un film che lascia amareggiati di fronte a ciò che appare come un accanimento verso colui che è più dietro, l’ultimo, quello che non cela fa. “L’appello di questa sera - dichiara ancora Antonio Liberti  - ci deve far riflettere su dove stiamo andando, da dove esce tutto questo odio che ci lacera quotidianamente in questo degrado sociale che ci sta avvolgendo. Ci siamo messi a correre e abbiamo lasciato indietro l’anima”.


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La proiezione