“Ho la colpa di non aver denunciato”. Un minuto e mezzo di applausi hanno salutato il toccante e significativo intervento di Filomena Lamberti, sfigurata nel 2012 con l’acido solforico dal marito a Salerno.

Stamane al Tribunale di Torre Annunziata la donna ha raccontato la sua triste esperienza, dinanzi a un folto pubblico.

L’evento, promosso per presentare il libro della Lamberti intitolato “Un’altra vita”, è stato organizzato dall’Anai, Associazione Nazionale Avvocati Italiani, ed ha visto anche la presenza simbolica di Vincenzo Ascione, sindaco di Torre Annunziata.

Nel corso della mattinata ci sono stati i saluti di Gennaro Torrese, Presidente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, il dottor Ernesto Aghina, presidente del Tribunale di Torre Annunziata, l’avvocato Gabriella Spadaro Sapari, Presidente Cpo di Torre Annunziata, dell’avvocato Michele Di Lorenzo, Presidente della sezione Anai di Torre Annunziata e Antonietta Caputo, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata e Coordinatrice della Commissione per la famiglia dei Minori.

Moderati dall’avvocato Patrizia Scarica sono poi intervenute l’avvocato Germaine Popolo, Consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata, Rosita Pepe, Presidente dell’Associazione Artemide, la sociologa Anna Malinconico e Chiara Marciani, assessore alla formazione della Regione.

L’INTERVENTO. Fari puntati sulle parole di Filomena Lamberti, che ancora oggi a sei anni di distanza racconta tutto ancora con rabbia, mista a amarezza. “Ho avuto la colpa di non aver denunciato e di non essere scappata con i miei figli. Una mattina dopo aver detto a mio marito di volerlo lasciare definitivamente, mi ha svegliata nel sonno e mi ha rovesciato dell’acido solforico provocandomi ustioni sul 40% del mio corpo. Ho subito ben 25 operazioni al Cardarelli, in questo calvario che sembra non finire mai”.

L’amarezza della donna è soprattutto nei confronti della giustizia. Suo marito Vittorio è stato infatti condannato per direttissima a 18 mesi (poi ridotti 15 per buona condotta) solo per maltrattamenti in famiglia. “L’acido solforico non era in casa mia e le chiavi dell’auto erano state nascoste in modo che mio figlio non potesse accompagnarmi in ospedale. Malgrado tutto non è stato riscontrato il tentato omicidio. Sono stata ignorata da tutti: dalle istituzioni, agli avvocati che mi hanno seguito. Ma la voglia di combattere non la perderò mai”.

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