Uno spaccato della nuova realtà musicale napoletana presentato proprio dai diretti interessati: è questo il filo conduttore che armonizza "Na wave", docufilm di Salvatore De Chiara, proiettato martedì 22 gennaio nell'Aula Magna del Liceo dell'Arte e della Comunicazione "Giorgio De Chirico".

Oltre al regista dell'opera, erano presenti al dibattito gli autori Giuseppe Pettinati e Mariano Sisto, il dirigente scolastico Felicio Izzo e Filippo Germano, presidente del Premio "CortoDino", che nella categoria "miglior documentario" lo scorso novembre ha visto proprio il trionfo di "Na wave" in ex aequo con "Le ombre, tre giorni con Luigi Di Gianni" di Gianluca Donnarumma.

"Questo è un progetto che mi ha colpito subito - ha dichiarato Filippo Germano. E' un'opera che dà tanta speranza a Napoli". La parola è poi passata alla proiezione delle immagini sapientemente girate e montate da un team composto da tre ragazzi "a caccia della verità". Il regista Salvatore De Chiara ha infatti sottolineato la lunghezza dei lavori per realizzare un prodotto "finalmente senza cliché su Napoli". Il dirigente scolastico Felicio Izzo ha invece analizzato "Na wave" partendo dalla prospettiva del Liceo "De Chirico": la comunicazione. "Questo docufilm è un saggio di antropologia culturale: l'accento è posto sulla musicalità della lingua napoletana che, come ogni dialetto, è fautrice di un innata vitalità".

L'esaltazione della provincia vista non più come un'area da cui scappare ma come un fecondo teatro a cielo aperto: "Na wave" rifugge dall'opprimente categoria "underground", che in inglese significa sotterraneo. Il messaggio creato ad arte da De Chiara, Pettinnati e Sisto è l'esatto opposto: riportare alla luce una realtà napoletana musicale (e non) spesso fagocitata dal mercato nazionale e internazionale.

 

A cura di Giusy Anna Maria D'Alessio

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